Lunedì 10 marzo si è svolto il primo workshop formativo organizzato nell'ambito del progetto SIC! Sport, Integrazione, Coesione, promosso da Uisp in collaborazione con Unar e Lega Serie A. SIC! è un progetto attivo in 17 città italiane che mira a combattere ogni forma di discriminazione attraverso attività sportive inclusive, formazioni e una campagna di sensibilizzazione. In questo contesto si inserisce il ciclo di workshop formativi, rivolti a operatori, operatrici e dirigenti Uisp, per fornire strumenti concreti nella lotta contro le discriminazioni.
Il primo incontro, guidato dal sociologo Davide Valeri, ha posto l'attenzione su un tema fondamentale: come nascono e si diffondono le discriminazioni nello sport? L’analisi è partita da un concetto chiave, quello degli stereotipi. "Lo stereotipo è una rappresentazione semplificata e superficiale della realtà", ha spiegato Valeri, sottolineando come queste idee preconcette non siano innocue, ma spesso costituiscano il primo passo verso i pregiudizi e, in ultima istanza, verso vere e proprie discriminazioni. "Le opinioni preconcette spingono a comportamenti discriminatori o ostili verso specifici gruppi sociali", ha aggiunto. Uno degli esempi discussi è stato il luogo comune secondo cui gli atleti neri sarebbero naturalmente più veloci rispetto a quelli bianchi. Questa convinzione, spesso sostenuta in maniera innocente, si rivela in realtà estremamente dannosa. Infatti, queste narrazioni tendano a svalutare il merito personale e il duro lavoro degli atleti.
"Il talento sportivo chiaramente non dipende dal colore della pelle, ma da un insieme complesso di fattori che include genetica individuale, allenamento, determinazione e opportunità", ha chiarito Valeri. Il workshop ha poi toccato un altro caso emblematico: quello della pugile algerina Imane Khelif, ingiustamente accusata durante le Olimpiadi di Parigi 2024 di non essere una donna perché considerata "troppo muscolosa". "Qui lo stereotipo di genere si è trasformato rapidamente in una discriminazione concreta, che ha avuto ripercussioni sulla carriera dell’atleta", ha spiegato Valeri. La narrazione mediatica ha avuto un ruolo cruciale nell'amplificare infatti il pregiudizio, evidenziando ancora una volta quanto sia necessaria una formazione adeguata anche nel mondo della comunicazione sportiva. In questi casi, l’influenza dei media e dei social network è centrale. Oggi questi strumenti possono essere potenti mezzi di denuncia, ma allo stesso tempo rappresentano, come sottolineato nel workshop, "incubatori di odio e discriminazioni". La velocità con cui le narrazioni distorte si diffondono amplifica i danni delle discriminazioni, rendendo necessario un approccio più consapevole da parte di chi li usa, anche in ambito sportivo.
Il tema dell’abilismo ha portato la discussione su un altro aspetto spesso trascurato nel dibattito sulle discriminazioni sportive. "Ancora oggi si tende a vedere le persone con disabilità come eccezioni straordinarie o come individui mancanti di qualcosa, anziché riconoscere che lo sport deve essere accessibile a tutti, senza ostacoli o pregiudizi", spiega Valeri. Il caso di atlete paralimpiche come Bebe Vio ha mostrato come la narrazione stia lentamente cambiando, perchè sono sempre di più le persone con disabilità a fare una propria narrazione, ma resta ancora molto lavoro da fare per garantire una piena inclusione, sia nelle competizioni che nella rappresentazione mediatica dello sport paralimpico.
A chiusura dell’incontro, il messaggio è stato chiaro: la formazione è lo strumento più efficace per smontare stereotipi e discriminazioni. "Investire nella conoscenza, soprattutto tra le nuove generazioni, è essenziale per un reale cambiamento sociale", è stato ribadito, sottolineando anche la necessità di garantire strumenti efficaci per la denuncia e il supporto alle vittime. Questo workshop è stato solo il primo passo di un percorso più ampio all’interno di SIC!, che nelle prossime settimane continuerà con nuovi appuntamenti dedicati a temi specifici come sessismo, omolesbobitransfobia, razzismo e abilismo. L’obiettivo è fornire strumenti concreti per riconoscere e contrastare le discriminazioni, rendendo lo sport un ambiente realmente aperto, accogliente e inclusivo per tutte e tutti. (Lorenzo Boffa)
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